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La mia gente

La mia Gente non ha certo un nome
non si trova sui libri di storia
a volte è perduta, a volte arrabbiata
o allegra o sola o ubriaca.
La mia Gente non è originale
non parla con parole strane
ma cammina per strada e sogna e lavora
confusa e inquieta e contorta.

La mia Gente è così, anche la vostra. Le persone che ci circondano sono proprio loro, afflitti dai problemi quotidiani e Noi, proprio Noi, giochiamo a fare gli intellettuali. Capaci di parlare dei grandi sistemi politici ed economici, ma incapaci di capire chi ci sta vicino.
Sognamo ancora, siamo ancora estranei a quella morsa della sopravvivenza, che, come legge di natura, spinge a ricercare beni esclusivamente necessari.
E le nostre parole non lo sono. E’ proprio per loro che dobbiamo cercare motivazioni per migliorare, modificare il contesto comune; non possiamo inculcare le nostre parole nella testa della nostra Gente senza metterle in condizione di capirne l’importanza.
C’è chi si è armato di luoghi comuni e ha trascinato la nostra Gente nel Limbo dell’ignoranza; uscire da li per poter puntare su interlocutori che possano realmente pensare con la propria testa, non plagiati da fenomenali campagne “pubblicitarie”.
Nostro compito. Incarnare la “Volontà generale”, per dirla alla Rosseau, ma renderla partecipativa.